scritto da A N G EL A ed E L E O N O R A
primavera 2020
Campi,vigne, una bicicletta e pomeriggi da riempire. Queste eravamo noi. La campagna era il nostro mondo, l’erba alta i nostri nascondigli, il cortile i nostri campi da pallavolo improvvisati per trascorrere i dopo compiti. Le giornate estive a casa da scuola,iniziavano al mattino presto,quando mamma e papà erano già al lavoro. Svegliati dalla nonna,andavamo insieme a lei a mungere le mucche della nostra piccola stalla. Quanti vitellini che ho visto nascere e quante balle di fieno mi sono passate davanti mentre, una alla volta, venivano portate nel fienile. Le giornate trascorrevano così, si stava fuori fino al tramonto e si arrivava in casa sporchi d’erba, terra e a volte bagnate dall’acqua dei fossi.


Queste le bambine che eravamo, questa la nostra infanzia, per nulla noiosa e piena di libertà. La raccolta dei fiori di campo, cacciare le farfalle, inseguire le rane nei fossati e le corse in bicicletta con annesse molteplici cadute, erano le nostre routines. Il nostro semplice divertimento, privo di ore davanti alla tv a guardare inebetite i cartoni animati. Un mondo che profumava di libertà, di violette ma anche di giochi a volte pericolosi come arrampicarsi sugli alberi e lanciarsi nel vuoto, cercare nascondigli in vecchie case disabitate ma anche di giochi di gruppo come partite di pallavolo in ogni angolo che permettesse di agganciare una pseudo rete, di pic nic con merende raccimolate dalle dispense in fretta e furia e mangiate su una vecchia tovaglia della nonna in mezzo alle vigne, circondate da mosche e insetti fastidiosi.

La nostra infanzia è stata questa,probabilmente questo background ci ha lasciato quel poco di selvaggio che ci caratterizza, del nostro adattarci a situazioni e nuove opportunità, con grande immediatezza e facilità. Ricordiamo ancora i pomeriggi infiniti a cercare di organizzarci con gli amici in giro per la campagna: “ Dai vieni, chiedi alla tua mamma se puoi venire a giocare con noi?”. Questa frase era il nostro slogan e tutti i pomeriggi, puntuali suonavamo alle loro porte, con la mamma che si affacciava, sorrideva e concedeva il permesso.

Che infanzia matta ma piena di gioia, ricca di attività a volte anche inutili, ma che ci hanno regalato la capacità di inventarci sempre qualcosa di nuovo, di non rimanere mai con le mani in mano, di non aver mai pronunciato la frase “MI ANNOIO”.
Questo noi ci auguriamo per i nostri figli che nella vita crescano liberi, curiosi e desiderosi di provare; che ogni loro sbaglio si trasformi in opportunità di crescita, accompagnandoli a vivere consapevoli del mondo che li aspetta.
Un abbraccio, Angela ed Eleonora